L’identità di un brand

 

Il brand è un nome, un simbolo, una combinazione di elementi, attraverso cui un prodotto e/o un servizio si identificano. Si tratta di un insieme di valori, che determinano la personalità e l'identità aziendale: il brand è un’idea, una promessa, una garanzia. Rappresenta praticamente le aspettative del consumatore su un prodotto, un servizio, un'impresa.

 

Quali sono gli elementi principali che costituiscono l’identità di un brand?

 

  • Nome/Naming: senza il nome, un’azienda non potrebbe neanche esistere, dal punto di vista legale; il naming deve essere assolutamente coerente con l’identità stessa del brand. Ad esempio, il brand UHU® ha lo stabilimento produttivo nella Foresta Nera, luogo in cui vive il gufo reale; questo animale, chiamato in tedesco “uhu”, ha dato il nome all’azienda internazionale. È facilmente memorizzabile, grazie alle sole tre lettere che lo compongono; inoltre, il nome è dotato di una pronuncia onomatopeica che fa pensare al verso dell’uccello, donando all’identità del brand un’ulteriore sfumatura distintiva.

 

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  • Marchio/Logo: rappresenta sia un soggetto legale che il codice, visuale e testuale, mediante il quale la marca si connota e si propone al pubblico. Ad esempio, il marchio originale di Rolex® è composto dalla scritta “Rolex” e dall'immagine di una una corona; quest’ultima è un simbolo inequivocabile di regalità e ricchezza, per evidenziare coerentemente l’identità del famoso marchio di lusso.

 

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  • Colori istituzionali: insieme al marchio, il colore è uno degli elementi estetici essenziali per un brand; ha un potere evocativo istantaneo, anche se spesso viene sottovalutato; la scelta del colore “giusto”, invece, può condizionare il successo o il fallimento nel processo di “identificazione” di un brand. Ad esempio, il logo originario del brand McDonald’s, una delle catene di fast food più famose al mondo, è caratterizzato da una “m” gialla su sfondo rosso; i colori sono entrambi accesi, caldi e vivaci, con l’obiettivo di attirare l’attenzione dei consumatori, evocando energia, allegria e divertimento. La scelta deriva dal fatto che i target fossero soprattutto bambini e famiglie, che li accompagnavano. Nel corso del tempo, però, il colore rosso ha anche lasciato spazio ad un verde scuro, più istituzionale, legato al cambio di target; infatti, oggigiorno, il pubblico è meno “fast”, ovvero, più attento alla qualità del cibo e alla salute alimentare.

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  • Impronta del brandè un tratto, una caratteristica costante, che distingue e rappresenta un brand; è così forte e radicata nelle menti dei consumatori, che non ha più bisogno di un marchio per dichiararsi; infatti, basta semplicemente un dettaglio, un colore, un’atmosfera particolare per riconoscerlo.

 

È fondamentale che ogni azienda monitori la brand reputation, specialmente online: si tratta di un’operazione in grado di fornire dei dati rilevanti sulla soddisfazione dei suoi clienti (customer satisfaction) e sull’immagine che è riuscita a crearsi. Fare un’analisi approfondita della brand reputation è un’attività piuttosto complessa e va sviluppata su diversi fronti. Quindi, è necessario affidarla a professionisti, esperti di web marketing, assicurandosi veridicità, su cui costruire le proprie strategie.

 

“Brands are not simply created.

They are built over time through keen and consistent management.

This is the only antitode to becoming simply a logo.

This is about positioning”.

M. Ricca, Ceo Interbrand

 

Il Brand non è altro che il “Patrimonio genetico della marca”. I grandi players di mercato sono avvantaggiati nei processi di espansione internazionale, grazie ad una consapevolezza acquisita del valore del brand, da parte dei consumatori in ogni parte del mondo (brand awareness). A questo, si aggiunge un’elevata disponibilità finanziaria e logistica, che supporta facilmente l’ingresso nei nuovi mercati.

 

Ad ogni modo, anche brand affermati da lungo tempo stanno ricalibrando la loro brand equity, per stare al passo coi tempi, incontrando bisogni ed aspettative dei consumatori, in continua evoluzione: lo scopo è trovare un nuovo equilibrio tra tradizione ed innovazione, valorizzando radici ed identità degli esordi, nonostante i propri prodotti siano ormai accettati e venduti ovunque. La ragione sta nel fatto che il pubblico è alla costante ricerca non solo di prodotti, ma di esperienze, significati, valori, autenticità.

 

Cos’è la BRAND EQUITY?

 

Si tratta del valore della marca, ovvero, esprime la forza di una marca sul mercato. È definita sia dal punto di vista finanziario, ponendo l’accento sul valore del brand in quanto asset del patrimonio aziendale (come brevetti e marchi), sia dal punto di vista marketing, come patrimonio d’immagine, che una marca si è costruita nel tempo, frutto della percezione dei consumatori.

 

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La brand equity di un’azienda è caratterizzata da 7 elementi imprescidibili:

 

  • Dream factor – la storia; il mito; le origini; i fondatori; il leader; il designer; l’allure dei prodotti; il procedimento speciale di manifattura;

 

  • Pricing – il potere di determinazione del prezzo;

 

  • Originality, Creativity, Innovation – la missione aziendale che esprime una cultura; gli elementi unici dell’impresa, capaci di imprimersi nell’immaginario del consumatore;

 

  • Quality - un concetto di qualità basato sul know-how, sui dettagli, sulle lavorazioni particolari;

 

  • Esclusive distribution – il circuito distributivo “parla” del brand, perché, in un certo senso, ne materializza la missione e l’identità; è la sede di appuntamento con il consumatore;

 

  • Excellent service – un servizio personalizzato per i clienti, in ogni fase dell’esperienza di acquisto; il personale di vendita specializzato e formato per assisterlo secondo la filosofia del brand;

 

  • Communication – l’autenticità della marca come messaggio centrale di tutta la strategia comunicativa e non solo dei prodotti.

 

Qual è la chiave per avere successo nei mercati internazionali?

 

Costruire un brand forte permette all’impresa di accrescere non solo il portafoglio prodotti, ma anche il mercato. La strategia di “branding”, infatti, consiste nel definire un approccio al mercato orientato sia sulla vendita del prodotto che del brand.

 

La ragione per cui alcune aziende riescono ad affermarsi meglio o più velocemente di altre nei mercati internazionali dipende dall’adozione di una lungimirante strategia di branding dell’impresa, che non ha spinto semplicemente i prodotti, ma ha affermato e consolidato il proprio brand sul mercato estero.

 

Entra nella mente del buyer estero e chiediti:

 

Chi è?

Cosa compra?

Quale elemento determina la sua decisione d’acquisto?

 

 

Tieni sempre presente che un prospect:

 

è in cerca di ciò che i mercati premiano con performance positive;

 

predilige un brand che gli procuri le maggiori entrate / minor esborso in promozione;

 

pagherebbe un prezzo più alto, se al prodotto è associato un beneficio ulteriore (rispetto allo standard di mercato attuale), che sia riconosciuto e compatibile con gli attributi ricercati dal consumatore finale.

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I segreti della comunicazione persuasiva

 

Persuadere non significa forzare, ma convincere gli altri del valore delle nostre idee: tutto dipende dal modo in cui le presentiamo. Dunque, è fondamentale costruire un messaggio efficace, per ottenere il massimo impatto sul destinatario.

 

D’altronde, la persuasione è utile non solo nel marketing, ma anche in altre circostanze. Infatti, la comunicazione visiva e la narrazione rappresentano, attualmente, delle competenze aziendali e sociali indispensabili: bisogna far ‘’rumore’’ per distinguersi dalla massa.

 

L’immagine ricopre un ruolo essenziale nell’atto di persuadere: non si tratta semplicemente di una figura, ma è la rappresentazione visiva di un messaggio, di un’emozione. Un’immagine efficace è in grado di toccare sia la mente che il cuore. Nessuna presentazione è sufficiente se si limita a fornire informazioni: deve includere assolutamente un’emozione di base, abbinata magari ad una storia avvincente, affinché il messaggio raggiunga la profondità e resti impresso nell’osservatore.

 

Oggigiorno, siamo inondati da così tanti contenuti tra cui scegliere, che stiamo sviluppando dei tempi di attenzione sempre più brevi. Quindi, dobbiamo fare in modo che le persone si fermino a prestare attenzione al nostro messaggio.

 

Quali sono le componenti principali di un messaggio persuasivo?

 

Essere articolato e ben definito;

Contenere un forte slancio emotivo;

Essere destinato ad un pubblico definito;

Includere una Call To Action (CTA) esplicita.

 

Le Call To Action sono un comportamento che si desidera provocare nel pubblico, servono per guidarlo a compiere un’azione. Devono essere utilizzate nel maggior numero possibile.

 

COME IMPOSTARE LE CALL TO ACTION?

 

5 PASSI DA SEGUIRE:

 

1. Concentrati su un unico obiettivo;

 

2. Utilizza verbi, parole specifiche e motivanti che si riferiscono ad azioni (ad esempio, COMPRA, ACCEDI, SCOPRI, PROVA, INIZIA);

 

3. Comunica i vantaggi della tua offerta;

 

4. Sii breve (non superare le cinque o sei parole);

 

5. Prediligi la concisione.

 

Per influenzare qualcuno a svolgere un’azione, dobbiamo iniziare dalla sua realtà e non dalla nostra. Ciò che noi vogliamo è molto meno importante di ciò che vuole il destinatario. Bisogna sempre tener conto delle esigenze dell’osservatore. La migliore persuasione non è un monologo, ma un dialogo: conversa con il destinatario del tuo messaggio. In sostanza, è una strada a doppio senso, dove non si ‘’grida’’ per persuadere, ma ci si connette, ascoltando attentamente l’altro.

 

Dopotutto, essere persuaso è una scelta che compie volontariamente il destinatario: dunque, dobbiamo soltanto individuare i modi possibili per incoraggiarlo. Attira l’attenzione dell’osservatore, e poi recapita il messaggio. Tra l’altro, le emozioni hanno il potere di cambiare il modo di pensare: dunque, relazioniamo parole ed immagini ad un’emozione.

 

La persuasione visiva, ad esempio, è il processo più utilizzato per veicolare un messaggio: si convince il pubblico a compiere una certa azione, basandosi prevalentemente su un’immagine e/o un video.

 

Come esercitarsi alla persuasione?

 

Scegliere un messaggio o un tema convincente, composto da una combinazione di parole forti e immagini intense;

 

Focalizzarsi su motivo per agire, ovvero, come indurre un’azione;

 

Definire chi sono i destinatari;

 

Attirare il maggior numero possibile di persone.

 

Il messaggio funziona meglio se è incentrato su un destinatario specifico, perché persone diverse richiedono messaggi diversi. È essenziale avere un’idea chiara di chi sarà il nostro pubblico. Sposta il pensiero da ciò di cui hai bisogno a ciò che il destinatario vuole. L’attenzione al pubblico è essenziale per creare dei messaggi efficaci e fortemente persuasivi.

 

Come trasformare le tue idee in azioni:

 

Quale tema vuoi presentare?

 

Chi è il tuo pubblico e perché?

 

Quale cambiamento vuoi che sia intrapreso dal pubblico?

 

Perché un destinatario dovrebbe essere interessato a questo argomento?

 

Qual è la tua call to action?

 

‘’Se esiste un segreto per il successo, sta nella capacità di acquisire il punto di vista dell’altra persona, osservando le cose dalla sua prospettiva oltre che dalla propria’’.

Henry Ford

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Tecniche di persuasione

per stimolare un acquisto

 

Il processo di acquisto di un consumatore nasce dalla percezione della differenza tra la sua condizione attuale ed una potenzialmente migliore, che è determinata dal possesso di un certo prodotto o servizio. Dunque, raccoglie informazioni su quest’ultimo, analizza le caratteristiche ed i vari prezzi da spendere, scarta quelli meno alla sua portata e alla fine sceglie.

 

La concorrenza è davvero tanta, quindi, bisogna distinguersi dalla massa, per essere selezionati dal consumatore, finalizzando l’acquisto.

 

Come inserire un brand nell’immaginario del consumatore?

 

Una buona strategia di marketing si basa principalmente su tre elementi:

 

  • visibilità – il brand è noto e presente nella quotidianità;

 

  • convenienza (value for money) – ciò non vuol dire che un prodotto debba costare poco, ma che valga il suo prezzo;

 

  • gratificazione – un acquisto che dà soddisfazione, crea delle emozioni positive nell’utente, che avrà voglia, naturalmente, di affidarsi di nuovo allo stesso brand nella prossima occasione; il consumatore deve sentirsi non solo gratificato per l’efficienza del prodotto (ad esempio, un paio di scarpe che risulta particolarmente comodo per fare sport), ma anche per le emozioni che suscita (oltre ad offrire la possibilità di esprimere un’identità).

 

Un consumatore ha bisogno di comprendere i motivi per cui un brand sia preferibile rispetto ad un altro, a tal punto da spingerlo a scegliere di acquistare un suo prodotto.

 

L’essere umano tende a considerare solo ciò che è emotivamente più vicino a lui, coinvolgente ed appagante. Quindi, è fondamentale esaminare attentamente i bisogni del target di un prodotto specifico, affinché vengano soddisfatte le sue aspettative. È necessario prediligere un set di sensazioni da evocare, con lo scopo di ’’ipnotizzare’’ il proprio cliente.

 

Quando siamo in procinto di comprare qualcosa, utilizziamo solo il 10% della ragione: il resto è in mano alle emozioni. Durante il processo di acquisto, veniamo toccati nella parte più sentimentale ed inconscia di noi, senza accorgercene, diventando consapevoli delle nostre debolezze e del modo in cui un prodotto possa compensarle.

 

SWOT COMPANY PUBBLICO

 

 

Quali sono le tecniche più efficaci per stimolare un consumatore all’acquisto?

 

  • Product line extension: affiancare ad un best seller di un’azienda dei prodotti simili (sotto lo stesso brand); se un consumatore già apprezza la genuinità dei prodotti ed è sensibile alla vision del marchio (ad esempio, al tema della sostenibilità), sarà, senza dubbio, spinto ad acquistare altri prodotti dello stesso brand. L’utente, infatti, associa una sensazione positiva a quel marchio, quindi, tende a generalizzare, pensando che qualsiasi altro prodotto, che gli appartenga, sia una garanzia.

 

  • Brand identity (identità di marca): alcuni brand non hanno più bisogno di pubblicità, per presentare i propri prodotti e suscitare un’emozione, che spinga il consumatore a comprare. Ad esempio, il marchio ‘’Coca Cola’’ è ormai riconosciuto, sia per quel che riguarda il logo che per la vision; infatti, i suoi responsabili marketing e comunicazione si concentrano sempre di più a scovare dei nuovi modi per parlare al pubblico e colpire i sentimenti; hanno creato per anni campagne mirate esclusivamente all’associazione del brand all’idea di ''semplicità'', ''famiglia'', ''felicità''. Dunque, è importante lavorare sull'identità aziendale, affinché risulti solida e chiara, per consentire al target di riferimento di riconoscerla immediatamente.

 

  • Newsletter e offerte periodiche: che siano continuative o saltuarie, rinforzano il comportamento d’acquisto del consumatore, perché aumentano le possibilità che quest’ultimo si abitui a comprare un certo prodotto, a tal punto da optare per lo stesso anche in futuro.

 

  • Testimonial: suscita un pizzico di invidia e desiderio nel consumatore; molto spesso, le persone compiono delle azioni soltanto perché le fa qualcun altro, quindi, servirsi di un testimonial, indurrebbe un consumatore a comprare dei prodotti da lui reclamizzati.

 

 

TECNICHE DI PERSUASIONE 

 

È importante concentrarsi sulle percezioni dei consumatori,

colpendo i loro cinque sensi,

per solleticare l’inconscio ed incoraggiarli all’acquisto.

 

 

LA VISTA

 

Scegli foto e colori accattivanti, legati alla sfera sensoriale umana, sia per le mura di uno store, che per lo sfondo di un sito web o per il packaging di un prodotto; ad esempio, il colore rosso colpisce un consumatore e resta facilmente impresso. ll font, con cui scrivere i testi, deve risultare chiaro ed inerente al contenuto.

 

È necessario che tutto sia sempre coerente a ciò che si vende, al messaggio che si vuol comunicare, alle sensazioni/emozioni da suscitare.

 

A tal proposito, esegui dei test, prima del lancio di un prodotto, per capire cosa attira di più l’attenzione e cosa, invece, scaturisce repulsione nel consumatore.

 

Studia il placement, ovvero, il luogo dove l’utente si accorgerà della presenza di un prodotto: esporre una confezione su un ripiano di uno scaffale, piuttosto che su un altro, influenza decisamente la scelta di un cliente.

 

Inoltre, esiste un rapporto tra vista, inconscio e pubblicità, sfruttata dal Product Placement: una tecnica molto utilizzata oggigiorno, che consiste nel fare advertising, senza che il consumatore se ne accorga; quest’ultimo viene influenzato, quando è distratto da un altro contenuto piacevole (film, programma televisivo, video musicale, ecc.).

 

Si tratta di una forma di comunicazione, in cui i prodotti di marca vengono posizionati in modo apparentemente naturale in una struttura narrativa già esistente. Ciò avviene anche per gli sponsor ad un evento sportivo: il tifoso si gode la partita, ma viene bombardato costantemente dalla pubblicità, senza neanche farci caso. Infatti, la mente umana si lascia condizionare anche quando non è attenta.

 

L’UDITO

 

La musica ha un forte impatto sul consumatore. Ad esempio, i jingle pubblicitari restano impressi nella mente, anche se bisogna stare attenti alla scelta, per non rischiare che il ''motivetto'' distolga troppo l’attenzione dal prodotto.

 

Evita di inserire nell’advertising una canzone già usata in un'altra pubblicità, perché si rischierebbe di confondere l’utente.

 

L’OLFATTO

 

Tieni presente che quando il consumatore sente nuovamente un certo odore, ricorda perfettamente le sensazioni provate nella prima esperienza. Quindi, se quest’ultima risulta positiva, l’utente sarà più predisposto a riviverla.

 

IL TATTO

 

La possibilità di provare un prodotto è un ottimo strumento di promozione (ad esempio, le case automobilistiche permettono il test drive, oppure, i campioni gratuiti di creme mostrano i benefici e l’efficacia del prodotto).

IL GUSTO

 

Il senso del gusto viene influenzato spesso dagli altri quattro, alterando la percezione del sapore. Per questo motivo, imposta delle strategie di comunicazione efficaci, creando forti aspettative sul prodotto (attraverso, ad esempio, una storia che colpisca le emozioni del consumatore, una particolare etichetta o packaging).

 

 

Dunque, parla al cervello primitivo del consumatore,

che sceglie per istinto,

fino a raggiungere il tuo obiettivo!

 

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NEUROMARKETING:

il comportamento del consumatore

nel processo d'acquisto

 

Il neuromarketing è una scienza nata dall’incontro tra il marketing e la psicologia comportamentale.

Analizza il comportamento degli individui durante il processo d’acquisto, ovvero, da quando entra in contatto per la prima volta con uno stimolo esterno (pubblicità, slogan, ecc.) fino all’entrata in possesso dell’oggetto che tanto desidera.

 

Durante questo processo, il consumatore non dà ascolto soltanto alla mente, tenendo conto di vantaggi e svantaggi che quel prodotto procurerebbe dopo l'acquisto, ma anche alle proprie emozioni: infatti, ognuno di noi viene inevitabilmente influenzato da una serie di fattori irrazionali di cui non è consapevole. 

 

Il neuromarketing, quindi, misura i fenomeni inconsci che si verificano e ci spingono ad effettuare la scelta d’acquisto. Inoltre, questa scienza testa l’efficacia dell’advertising e delle strategie di vendita aziendali, proponendo soluzioni che coinvolgano emotivamente il consumatore, persuadendolo a comprare un certo prodotto.

 

Qual è la differenza tra neuromarketing e marketing tradizionale?

 

Il marketing tradizionale non prende in considerazione desideri, paure, giudizio sociale, esperienze passate, che invece condizionano un consumatore.

 

Le emozioni hanno un ruolo importante: l’uomo non è solo un essere razionale, che decide attraverso la mens cogitans.

 

Numerosi esperimenti di neuromarketing, condotti su consumatori nei supermarket o negozi, hanno dimostrato che il 95% degli acquisti vengono guidati dalla parte inconscia del cervello.

 

A cosa serve il neuromarketing?

 

Il neuromarketing viene impiegato in molte indagini di consumo, fondamentali per pianificare ed attuare strategie di promozione, brand awareness e di vendita delle aziende.

 

I dettagli fanno davvero la differenza: in alcuni store, infatti, gli scaffali vengono posizionati apposta per invitare il cliente all’acquisto, la musica in sottofondo è scelta in modo tale da rilassare, oppure il packaging viene presentato con una certa forma e/o colore, suscitando dei piacevoli ricordi.

 

Ti sei mai chiesto perché le caramelle, dolciumi e beni ‘’non necessari’’

vengano posti accanto alle casse in un supermarket?

 

Il neuromarketing ha tracciato il comportamento del consumatore durante la spesa ed è emerso che sia più facile vendere dei prodotti poco costosi dopo aver speso già tanto per altri beni di prima necessità. Il costo di un pacchetto di caramelle risulta, infatti, irrilevante rispetto ad un carrello pieno di scorte.

 

 

Per l'e-commerce, ad esempio, il neuromarketing è diventato essenziale: permette di verificare che un sito web sia user-friendly (che garantisce un’esperienza utente positiva durante la navigazione), accattivante e guidi il consumatore all’acquisto brevemente e in semplici mosse.

 

 

In fondo, ognuno di noi si aspetta che, visitando un sito web, quest'ultimo sia chiaro (dal punto di vista comunicativo), abbia una bella grafica e non faccia perder tempo. È necessario, quindi, coinvolgere e condurre l’utente all’azione desiderata.

 

 

Grazie all’eye tracker, è possibile studiare il percorso visivo (ed i tempi di latenza) di un consumatore che naviga su una pagina web, per raggiungere determinati contenuti.

 

 

In pratica, il neuromarketing serve per:

 

  • assumere il punto di vista del consumatore;

 

  • individuare e comprendere il processo psicologico e mentale che si nasconde dietro l’acquisto;

 

  • ottimizzare le strategie di marketing e comunicazione di un prodotto e/o servizio, prevenendo la reazione dell’utente finale;

 

  • migliorare l’esperienza d’acquisto del cliente, affinchè la prossima volta, che avverte lo stesso bisogno, se ne ricordi.

 

 

Quali sono i tre elementi chiave durante il processo d’acquisto

che vanno valutati ed affinati?


ATTENZIONE

 

EMOZIONE

 

MEMORIZZAZIONE

 

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ATTENZIONE 


Guidare l’attenzione di un consumatore verso un prodotto,

attraverso landing page efficaci sul sito web,

posizionandolo all’altezza degli occhi del consumatore sugli scaffali

oppure mediante un cartello pubblicitario in un punto ben visibile.

 

 

EMOZIONE

Suscitare le emozioni giuste, spingendo sempre il consumatore a comprare.

 

 

MEMORIZZAZIONE

Tener presente che lo stimolo che raggiunge un consumatore

fa scattare nella sua mente un sistema di codificazione e immagazzinamento dell’informazione.

Nel momento in cui lo stimolo si ripresenta, infatti, riemerge la stessa emozione,

positiva o negativa che sia.

 

 

Studia i meccanismi che spingono un consumatore a scegliere di acquistare un prodotto.

In base a questi, ottimizza il rapporto tra domanda e offerta, tra brand e utente finale.

 

Oggigiorno, è proprio il consumatore a cercare un advertising emotivo che soddisfi i propri desideri!

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Strategie di naming per l’export

 

La scelta del giusto NAME di un brand o prodotto è estremamente importante per un’azienda, in quanto rappresenta il suo valore aggiunto in fase di vendita.

 

Già dalle prime pagine della Bibbia, si evince l’esigenza di dare un nome alle cose, dal momento in cui sono state create. Si legge, infatti: “Dio chiamò giorno la luce e notte le tenebre.’’

 

In sostanza, per tutti noi esiste solo ciò che ha un nome: quest’ultimo, però, non è un ‘’vestito’’ che può essere indossato da ‘’chiunque’’ o ‘’qualunque oggetto’’, piuttosto un’anima che dona a chi la possiede una certa unicità.

 

Nel processo d’acquisto, vale esattamente lo stesso concetto: soltanto ciò che ha un nome esiste realmente agli occhi di un consumatore. Pertanto, il NAME è l’essenza di un brand/prodotto che, con le sue peculiarità, diventa man mano riconoscibile agli occhi dell’utente finale.

 

Quanto incide il NAME sulla vendita di un prodotto?

 

E perché diventa importante il ruolo dell’Export Manager nella scelta?

 

 

La storia del brand è piena di casi di RE-NAMING, o meglio, di note aziende che hanno dovuto correre ai ripari per correggere NAMING, risultati errati.

 

Vediamo insieme alcuni casi studio:

 

  • ‘’ALFA 164’’ - l’ALFA ROMEO ha dovuto cambiare il NAME del prodotto solo per il mercato asiatico, la cui cultura indica il numero 4 come “sfortuna”; la sua combinazione con altri numeri viene spesso interpretata come “morte diffusa”. Quindi, ‘’ALFA 164’’ divenne ‘’ALFA 168’’, che significa “ricchezza diffusa”;

 

  • ‘’RITMO’’ - allo stesso modo, la FIAT ha trasformato questo nome in “STRADA” per il mercato anglosassone, perché il termine precedente, in lingua inglese, richiamava il ciclo mestruale;

 

  • ‘’VOLKSWAGEN JETTA’’ - la VOLKSWAGEN ha avuto la difficoltà a lanciare la sua “Jetta” in Italia, dove il nome richiamava, senza grande appeal, sia “gettare” che “jettatura”; infatti, è stato registrato un incremento delle vendite dopo aver svolto un’operazione di re-naming, optanto per “VENTO”;

 

  • ‘’PAJERO’’ - anche la MITSUBISHI ha dovuto cambiare il NAME del fuoristrada ‘’PAJERO’’ per il mercato spagnolo; infatti, la traduzione in lingua spagnola della parola ‘’pajero’’ conduce ad un’imbarazzante allusione sessuale; in Spagna, è stato commercializzato con il nome ‘’MONTERO’’;

 

 

  • il brand GERBER - si tratta di prodotti per l’infanzia, il cui nome potrebbe sembrare del tutto impersonale e innocuo; per il mercato francese, invece, tale vocabolo prende il significato di “vomitare”. Beh, si può immaginare come nessun genitore voglia associare al prodotto per il suo bambino l’augurio di un'indigestione.

 

L’Export Manager ha, quindi, il compito di supportare un’impresa nell’individuazione nel NAME più adatto, in relazione ai mercati esteri, attraverso strategie mirate ed evitando errori.

 

Quali sono gli step da seguire per la scelta del nome (naming)?

 

  • DEFINISCI I CRITERI;

 

  • FAI BRAINSTORMING E STILA UNA LISTA DI NOMI APPETIBILI;

 

  • SELEZIONA ALMENO 5 NOMI ATTRAVERSO IL PROCESSO AD IMBUTO;

 

  • CONDUCI DELLE INTERVISTE.

 

QUALI SONO I POSSIBILI CRITERI DI SCELTA?

 

Potresti optare per un nome che:

  • sia abbastanza breve;

 

  • sia facile da scrivere;

 

  • contenga una rima (tipo COCA-COLA);

 

  • sia insolito (ad esempio, MELLO YELLO);

 

  • abbia come iniziale una consonante forte (infatti, recenti studi dimostrano che le parole che iniziano con ‘’t, k, p, d, g, v’’ risultano maggiormente ricordabili nella mente del consumatore);

 

  • sia onomatopea, ovvero, legata a dei suoni (ad esempio, SNAP, TWITTER, KIT KAT, CRUNCH);

 

  • dia vita ad un linguaggio figurativo (mare, sole, luna, stelle); ad esempio SAMSUNG significa “tre stelle”, in riferimento al desiderio di affermarsi e rimanere in cielo come una stella (nei caratteri “Sam” come qualcosa di grande e “Sum” di eterno);

 

  • oppure che faccia riferimento ad un elemento geografico (ad esempio, AMAZON nasce dal fiume Rio delle Amazzoni).

 

STIMOLA LA MEMORIZZAZIONE DEL NOME NELLA MENTE DEL CONSUMATORE

 

È fondamentale scegliere un nome che sia facilmente memorizzabile. Dunque, prendi in considerazione delle tecniche che aiutano la sua memorizzazione, prediligendo giochi di parole e composizioni.

 

Ad esempio, FACE + BOOK ed INSTAGRAM ne dimostrano l'efficacia: quest'ultima, infatti, deriva dall’unione di “Telegram” e “Instant”; si tratta di un nome facile da ricordare, che racchiude il concetto di immagine veloce e pubblicata al momento.

 

 

LEGO, invece, nasce prendendo ispirazione dalla locuzione in lingua danese ‘’leg godt’’ (ossia, ‘’gioca bene’’); in seguito, l’azienda si accorse della similitudine con il verbo latino ‘’lego’’ dal significato di ‘’metto insieme’’.

 

BRAINSTORMING E LISTA DI NOMI APPETIBILI

 

In questa fase, è importante dare spazio alla creatività del team di lavoro, con l’obiettivo di generare il maggior numero di proposte: è proprio in quel momento che prendono vita delle idee geniali.

 

Si potrebbe partire da alcune parole o frasi legati al brand, ai colori, ai valori, ai significati espressi dal logo presistente, al territorio di provenienza, al Made in Italy, alla visione del prodotto, al messaggio che si vuol trasmettere.

 

IN COSA CONSISTE IL PROCESSO AD IMBUTO?

 

La tecnica dell’imbuto è un passaggio grazie al quale, dopo il primo step (brainstorming) di individuazione di quelli che potrebbero essere i termini da usare, scremiamo ulteriormente le proposte.

 

Attraverso una serie di specifiche domande, di seguito elencate, sarà possibile ridurre notevolmente le parole, selezionandone almeno cinque, fino ad arrivare alla scelta finale:

 

  • Il nome ha una lunghezza adeguata?

 

  • È facile da pronunciare in altri Paesi?

 

  • La traduzione del termine potrebbe presentare ambiguità e/o elementi negativi per un’altra cultura/lingua?

 

  • Trasmette sensazioni di positività?

 

  • È credibile? Oppure si è sparato troppo in alto?

 

  • Ha un forte appeal?

 

  • Può portare le persone a sceglierci, a confronto con altri prodotti similari?

 

  • Non esiste in altri ambiti e/o settori?

 

  • È troppo vincolante ad un prodotto e/o settore merceologico?

 

  • È coerente con il posizionamento e la filosofia del brand?

 

  • È disponibile per la registrazione, per il dominio di un sito web, per i social network?

 

INTERVISTA CHI TI CIRCONDA

 

Sottoponi i 5 nomi selezionati all’attenzione di colleghi, amici, potenziali clienti, per constatarne la fattibilità:

 

  • verifica la pronuncia e lo spelling;

 

  • stampa i nomi e posizionali sul prodotto;

 

  • pensa ad un logo legato a quel nome.

 

 

‘’A good name can give a good business an advantage,
but the best name in the world can’t save a bad business’’

 

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